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Pergusa, quelle donne alla festa del Duce

Nel primo pomeriggio del 14 agosto 1937 il Capo del governo Benito Mussolini – dopo avere visitato la miniera di Grottacalda (allora la più grande del bacino minerario) indossando una «divisa» da minatore – giunge a Pergusa. Il <> del giorno dopo titola in prima pagina: «Mussolini nelle miniera di Grottacalda e nell’agro bonificato di Pergusa».
Partito da Gaeta il martedì 9 agosto sulla nave «Aurora», Mussolini arriva a Messina il 10, «atteso da quattro milioni di siciliani». Era stato in Sicilia nel 1924, 13 anni prima. L’11 è a Catania, il 12 a Siracusa, il 13 a Ragusa. Nella Sicilia occidentale erano in corso grandi manovre dell’esercito. In Spagna Francisco Franco Bahamonte con i falangisti entrava a Santander. Il 19 luglio, a 63 anni, era morto Guglielmo Marconi, presidente della Reale Accademia d’Italia.


Nel 1935 la zona del lago di Pergusa, per iniziativa del prefetto Ascanio Marca, viene bonificata. Assieme alla sistemazione idraulica delle sponde vengono recuperati oltre 50 ettari di terreni strappati alle paludi «eliminando in questo modo i focolai d’infezione malarica». Il Governo costruisce un villaggio rurale con case coloniche ( due stanze, una cucina con forno, la stalla, il fienile ed un piccolo giardino), una piazza con al centro un obelisco, una chiesa, la scuola, la casa per il delegato comunale, la casa del Fascio e la caserma dei carabinieri.

Quel caldo pomeriggio del 14 Agosto, Mussolini inaugura il villaggio, consegna a cento giovani coppie di sposi un assegno di 500 lire ed una polizza d’assicurazione e riceve in dono da un gruppo di donne fasciste due tappeti artigianali, due riproduzioni di contadini siciliani in costume ed un buono-simbolico per un quintale di grano duro in un vassoio.
Alla cerimonia erano presenti gruppi folcloristici venuti da Cerami, Sperlinga, Troina, Nicosia, Leonforte, Agira.
L’inviato del «Giornale di Sicilia» Pierluigi Ingrassia descrive il gruppo di Sperlinga «composto da 57 persone» e le «giovani donne di Cerami nei loro elegantissimi costumi di seta a chiazze rosse, gialle e verdi» che cantano «Sicilia mia».

Antonio Giaimo

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